Archeologia industriale lungo la Vallata del Gerenzone
Opere Idrauliche
Metallurgica Celeste Piazza
Residenza "Orme sull'acqua"
Trafilerie di Malavedo
L’edificio attuale, trasformato e ristrutturato, nasce da un sito particolarmente importante nella metà dell‘Ottocento, costituito da una «fabbrica sociale» e da una fucina con un «maglio».
A seconda del prodotto finale, esistevano due tipi di maglio: a «testa d’asino» e «a proboscide», che erano utilizzati rispettivamente per modellare utensili in ferro e per la produzione di paioli e vasellame in rame. La fabbrica venne acquistata da Giorgio Enrico Falck nel 1873.
Il complesso, ulteriormente rinnovato tra il 1960 e il 1970, riveste comunque un importante interesse, sia per la produzione di energia elettrica, grazie all’utilizzo delle acque stesse, sia perché era la sede principale della Falck prima del suo trasferimento a Sesto San Giovanni.
Trafileria F.lli Bonaiti fu Giuseppe
L’opificio era dotato di quattro ruote «a cassette», che oggi non esistono più. Precedentemente l’edificio era utilizzato esclusivamente come fucina e trafileria. Il piano terra dell’edificio situato in via Boiardo 6, è caratterizzato dalla presenza dell’originaria volta in mattoni, attualmente intonacata, considerata una testimonianza molto interessante per quanto riguarda l’aspetto delle prime fucine della Valle.
Questo abbinamento tra la residenza dei proprietari e gli ambienti produttivi è, del resto, tipico di tutta la struttura insediativa della Vallata del Gerenzone.
Diga del Paradone
La diga è stata costruita per derivare dal corso del Gerenzone un canale principale, la «fiumicella», già citato negli Statuti medioevali di Lecco e dunque molto antico.
Anche questo percorso si concludeva nel lago, in località Malpensata, in un punto vicino, ma distinto dalla foce del Gerenzone e non più identificabile. Gestita in passato dal Consorzio del Gerenzone, la diga del Paradone è un’opera significativa d’ingegneria idraulica.
Ex Catenificio Maggi
Il primo complesso dell’edificio fu commissionato dalla Ditta Gerosa, proprietaria di alcune filande nella zona, e ospitava un filatoio da seta, precedente al 1837.
L’opificio, che faceva parte del Consorzio del Gerenzone, era dotato di una grande ruota «a palette» ora non più esistente, un sistema di propulsione con il quale si trasmette energia meccanica all’acqua per ottenere una spinta.
In questo tipo di opifici si praticava la «torcitura» del filo di seta, ovvero l’accoppiamento ritorto di due o più fili ricavati, nelle filande, dal bozzolo.
Ditta Carera Felice & C.
Ex Filatoio Sala Maria
Capannone neogotico ex Ditta Antonio Badoni
Nella seconda metà del XIX sec. la tradizionale metallurgia lecchese si dotò di vere e proprie industrie soprattutto grazie all’opera di Giuseppe Badoni, che introdusse nelle sue fabbriche importanti innovazioni tecniche provenienti dall’estero, come il «puddellaggio» e l’impiego di forni «a riverbero». Grazie al collegamento tra metallurgia e meccanica, la Badoni fu in grado di realizzare in tutto il mondo edifici in ferro, locomotive, linee ferroviarie e telefoniche, ponti e gasdotti.
Il complesso era utilizzato come officina, fonderia da ghisa e stabilimento per costruzioni meccaniche fino al 2012, quando la ditta Badoni cessò ogni attività e l’edificio venne abbandonato.