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La Casa di Quartiere, ormai, è diventata davvero casa

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La Casa di Quartiere è il risultato della partecipazione corale di un micro-territorio come quello del rione cittadino: associazioni, mondo del volontariato, cittadinanza, amministrazione comunale e Impresa Sociale Girasole hanno infatti lavorato in sinergia in questi ultimi anni per rendere un bene recentemente dismesso, la scuola Primaria Pio XI, un luogo vivo e di comunità.

La visione che ha prodotto il concetto stesso di Casa di Quartiere è stata recentemente proposta all’interno del documento “Case di Comunità. Una proposta per il territorio del Distretto di Lecco”, promosso dal Tavolo Istituzionale per l’integrazione sociosanitaria del Distretto di Lecco, in cui vengono messi in evidenza gli elementi salienti delle esperienze maturate sul territorio.

Oggi invece raccontiamo la Casa di Quartiere attraverso la voce di persone che hanno partecipato al processo di co-costruzione di questo spazio, alla sua apertura e che oggi lo vivono a pieno, come abitanti del rione di Laorca.

“Non volevamo che la scuola diventasse uno spazio chiuso, adibito a ufficio o a magazzino, che portasse un ulteriore impoverimento del rione” racconta Cristiana, cittadina attiva e socia di Associazione Promozione Sociale LaorcaLab. “Abbiamo chiesto all’Amministrazione comunale di aiutarci a pensare a come renderlo vivo e attivo, visto che il territorio non presenta molti punti di ritrovo e aggregazione, ad eccezione dell’oratorio”.

Partendo da un percorso di ascolto delle necessità e dei bisogni, è nata l’idea di aprire un luogo per “fare insieme”, senza pensare in maniera esclusiva ad alcune categorie di cittadini, ma progettando attività e laboratori che potessero diventare occasioni per creare vicinanza, senso di appartenenza e relazioni trasformative tra cittadini.

“L’avvio non è stato semplice: abbiamo dovuto ragionare e comprendere che cosa vuol dire progettare delle attività” continua Cristiana. “Ci siamo costituiti come associazione APS LaorcaLab per poter essere un interlocutore riconoscibile di fronte alle istituzioni. Abbiamo impiegato circa un anno per la progettazione, trovandoci la sera e nei tempi liberi. Dovevamo capire quale attività potessimo fare tutti insieme nonostante le età e le passioni differenti, ma anche difficoltà motorie o intellettive diverse. Ci sono anche ragazzi e ragazze affette da disabilità e, in quanto luogo aperto, abbiamo cercato di includere tutti.”

“Le attività sono proposte dagli associati, che non sono solo fruitori, ma ideatori e organizzatori. Ci incontriamo il primo mercoledì del mese per costruire insieme nuovi corsi: alcune giovani ragazze, ad esempio, hanno organizzato delle serate per il confezionamento dei regali nel periodo natalizio, mentre alcuni medici e infermiere hanno proposto momenti approfondimento sulla salute e sulla prevenzione, che contiamo di mettere in programma nei prossimi mesi.” interviene Marisa, volontaria alla Casa.

Nonostante le chiusure e le difficoltà legate al Covid, le attività non si sono mai fermate e oggi, grazie anche al passaparola, si stanno raggiungendo ottimi risultati. “Uno dei corsi più richiesti, oltre al cucito, è la tessitura: donne, uomini, giovani e meno giovani si cimentano nella creazione di arazzi. È un corso molto apprezzato e abbiamo anche dei tempi di attesa”, conferma Marisa.

Marisa e Cristiana si dicono davvero felici e soddisfatte del percorso intrapreso fino ad oggi. “Il nostro obiettivo è arrivare a un’integrazione maggiore di tutta la comunità. Ci sono stati degli ostacoli dettati dalla pandemia, soprattutto la preoccupazione per i contagi.” racconta Cristiana. “Nonostante ciò, abbiamo notato che a poco a poco le persone si attivano e partecipano quando proponiamo nuovi laboratori. Abbiamo sempre una risposta positiva e c’è sempre più richiesta rispetto a quello che si riesce a soddisfare. Alla fine, quando vieni qui stai bene. È diventata davvero una casa.”

Un’esperienza che sta mostrando quale possa essere l’impatto comunitario quando il concetto stesso di spazio viene reinterpretato e tradotto da chi realmente lo abita, valorizzando il significato di luogo pubblico come officina di idee, sperimentazione e soprattutto coinvolgimento di tutte le parti sociali, da cui può nascere e fortificarsi un forte senso di appartenenza e comunità.